PREMESSA
Ho visto il Professore Verga due volte. La prima quando, da studente del primo anno di medicina, nel 1963, ascoltai, in attesa della lezione di Anatomia Umana Normale, parte della sua lezione di Anatomia Patologica; la seconda quando l’ho incontrato nel corridoio del secondo piano dell’Istituto in via Luciano Armanni nel 1966, allorché, proveniente dalla Chimica Biologica, accompagnato da mio Padre, ero a presentarmi al Direttore Mario Raso per chiedere di entrare interno e, in quanto tale, elaborare la Tesi di Laurea in Anatomia Patologica. Verga riconobbe subito mio Padre, che era stato interno con lui e il Professore Armando Fasanotti, e lo salutò cordialmente. All’indomani, non dimentico, mio Padre ricevette a casa un biglietto a firma del Professore che lo informava che lo stesso proseguiva la sua attività professionale diagnostica esclusivamente nello studio privato.
Mi ha molto colpito che in internet e anche nella Treccani Pietro Verga non venga affatto citato.
Questo profilo è stato, pertanto, molto indaginoso e sento la necessità di ringraziare per l’aiuto il Direttore Amministrativo dell’Università Tommaso Pelosi, il Dottore Francesco Bello, il Dottore Nicola Ferrara (autore de “La Scuola del Guizzetti”), e, infine, il Prof. Luigi Cuccurullo, cui appartengono alcuni virgolettati, che è stato l’ultimo Direttore di quell’Istituto, e di “quella storia”.
Leggi tuttoPietro Verga (1894-1973) nato a Parma nel 1894, nel 1916, a 22 anni, interrompe gli studi per partecipare volontariamente alla Grande Guerra (1915-1918). Insomma un avanguardista.
Nella Grande Guerra fu ferito, due volte decorato (una medaglia di bronzo 1916 ed una d’argento 1918), encomiato. Le ferite di fatto lo mutilarono (non potrà mai guidare l’auto). Tutto ciò, unitamente al suo essere accademico, di fatto riassumeva lo “status ideale” dell’epoca.
A Parma fu allievo di Alessandro Pietro Guizzetti (1862-1937). Questi provenendo dalla Clinica Medica (assistente ed Aiuto), veniva malevolmente indicato come “anatomo-patologo ibrido ed autodidatta”. Guizzetti aveva il Verga in considerazione: “è un animatore non di opportunità o d’occasione ma per impulso spontaneo e naturale”.
Erano questi i titoli di carriera del tempo unitamente alle lezioni agli studenti e alla così detta “organizzazione dell’Istituto”. Sono di là da venire la produzione scientifica e l’attività diagnostica.
Da Parma Pietro Verga assunse il ruolo Professore Ordinario e Direttore dell’Istituto di Anatomia Patologica dell’università di Napoli il primo Novembre 1933, (XI EF come si diceva).

È l’anno di inizio della costruzione del magnifico palazzo delle Poste su progetto di Giuseppe Vaccaro e Gino Franzi, completato nel 1936, in appena tre anni.
Pietro Verga da allievo di Guizzetti riporta a Napoli il “riscontro diagnostico” (autopsia) al centro dell’insegnamento, autopsia un pò negletta dai suoi predecessori Schron e Pianese.
A soli 39 anni succedeva, quindi, nella direzione dell’Istituto a Giuseppe Pianese e la manterrà fino al 1964.
Attraversa, quindi, non solo incolume il difficile periodo post bellico ma questo lo vede, piuttosto, assurgere ad importanti incarichi locali e nazionali:

Professore Ordinario e Direttore Istituto di Anatomia Patologica Università di Napoli (1933-1964);
Preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia di Napoli (1955-1967 ininterrottamente);
Direttore dell’Istituto dei Tumori di Napoli (Fondazione Pascale (1950-1968);
Presidente della Società Italiana di Cancerologia (SIC) (1960-1970).
Oltre a ciò dirigeva i reparti di anatomia patologica dell’Ospedale Monaldi, era consulente dell’Ospedale civile di Avellino, presiedeva anche la commissione assunzioni dell’INAM.
Pietro Verga con i suoi 31 anni di Direzione dell’Istituto ha avuto una straordinaria longevità accademica e per molte generazioni di medici napoletani ha “incarnato” l’Anatomia Patologica.
È stato “una eccellente espressione del mondo accademico che fu osteggiato nel 68; il direttore era monarca assoluto, gestiva il bene pubblico come propria proprietà, era insindacabile nei programmi e nelle scelte dei collaboratori”.
Così Mario Raso (1906-1991), che entra nell’Istituto nel 1934, già nel 1940 sarà professore incaricato prima a Sassari e poi a Siena e da qui professore ordinario a Parma e poi a Padova (la cattedra che fu di Morgagni !).
Al di là dei tempi una carriera così folgorante, nel sistema universitario dell’epoca, non poteva che riconoscersi se non nella “protezione accademica” del Maestro e nella sintonia ideale con lo stesso.

Sfruttando il suo potere Verga si “liberava”, invece, dei collaboratori che riteneva “inadatti” “sistemandoli”, come si diceva, negli Ospedali e nella Fondazione Pascale di cui anche era Direttore.
Purtroppo finì tragicamente il suo Aiuto (nomina 1945) più dotato, palermitano di origine, Armando Fasanotti (1913-1956) che aveva anche molto contribuito addirittura alla ricostruzione edilizia post bellica dell’Istituto.
Nella scia di Fasanotti muoveva i primi passi nell’Istituto Antonio Calì (1925-2002).
Verga, come detto, “sapeva apprezzare il valore delle persone e infatti stimava molto Calì, suo giovane aiuto con il quale tuttavia non sempre andava d’accordo in quanto Calì si rivelava essere un intellettuale di sinistra, progressista, contrario a quel sistema accademico”.
Antonio Calì era addirittura iscritto all’Associazione Assistenti (comunicazione personale).
Tutti ritenevano che Calì sarebbe stato il successore di Verga, anche in forza della stima goduta in Facoltà.
Ma nell’ora della scelta nel 1964, ancorché “fuori ruolo”, a norma della Legge 18/03/1958, n. 311 Art. 14, Verga ricopre ancora la funzione di Preside della Facoltà (e lo sarà fino al 1967) e come tale favorì “per trasferimento” la chiamata di Mario Raso cui, probabilmente, era più legato per età, storia accademica e, verosimilmente affinità politica. Nonché, forse, per cinico calcolo personale.
Che poi Verga abbia o meno impegnato “accademicamente” Raso su Calì, ovvero se poi Raso abbia disatteso, se mai ricevuto l’impegno, non lo sapremo mai.

Certo è che Raso, Pietro Verga preside, si trasferì a Napoli e non da solo ma con una folta corte di assistenti provenienti dall’Università di Padova e, in occasione della sua prolusione, sottolinea chiaramente la volontà di Verga con le parole “che (Verga) dopo aver profuso per ben 35 anni tesori di insegnamento, ha affidato a me il compito di continuare la sua Scuola” (Mario Raso dalla prolusione al corso ufficiale di Anatomia Patologica AA 1964.65).
Il MATTINO di Napoli titolava: “La Cattedra di Verga a Raso”.
La frattura con quella che era stata la Scuola Napoletana dello stesso Verga fu totale e insanabile.
Verga e Raso poi litigarono platealmente. Calì fondò la sua Scuola.
Verga nel 1969 sarà definitivamente collocato a riposo, morirà nel 1974.
I suoi funerali “stonarono” per affluenza a quella partecipazione plebiscitaria che per tanti anni era stata la festività dei SS Pietro e Paolo.