Josef Zajicek (1923-1979) è stato direttore della sezione di Citologia Aspirativa ed Esfoliativa del Radiumhemmet Karolinska Institutet Stockholm (Sweden).
La sua vita non ha molti dettagli ufficiali e queste note provengono dai ricordi di care conversazioni personali.
Nel 1977, nel mio stare, Zajicek era già malato e in terapia per un carcinoma prostatico da lui stesso diagnosticatosi, approfittando di un attimo di disattenzione di Pier Luigi Esposti che gli aveva fatto il prelievo.
In quei tempi non era formalmente impegnato nella diagnostica e mi chiamava tre volte la settimana per rivedere con lui le sue “Teaching boxes”.

Nato in Jugoslavia, studia medicina in Europa centrale durante la seconda guerra mondiale durante la quale fu internato proprio in Italia in un campo di concentramento tedesco. Capii che i tedeschi non gli erano simpatici quando fu scortese alla richiesta di un gruppo editoriale appunto tedesco e dal fatto che irrideva il mangiare tedesco.
A Milano, finita la guerra, frequenta medicina e nell’istituto di fisiologia studia il metabolismo ossidativo delle piastrine con l’apparecchio di Warburg, che resterà il suo grande amore scientifico.
“Il direttore era un famoso professore, autore di un libro per studenti” ma il giovane Josef Zajicek viene allontanato “dopo le mie proteste per un frigorifero che aspettavo da tempo che fu consegnato invece che all’istituto a casa del professore”.
Ripara in Svezia dove deve rifare gli studi e finalmente si laurea in medicina.
A Stoccolma instaura con Sixten Franzen (1919-2008) ematologo un sodalizio scientifico fra ematologi.
Franzen appassionato della eritremia e Zajicek dei megacariociti e delle piastrine.
Sixten Franzen, ematologo, al Radiumhemmet Karolinska Institutet di Stoccolma, era di ruolo (posizione permanente) come radioterapista.

Come per il prelievo di midollo emopoietico, da tempo effettuava la diagnosi dei tumori che doveva trattare mediante la citologia con ago sottile, con un ago e una siringa con dispositivo di sua invenzione, in forte contrasto con la Pathology del Karolinska.
“Gli Anatomo patologi (i Patologi) del Karolinska mi chiesero (Zajicek), in virtù della mia amicizia, di convincere Franzen a smetterla con le diagnosi citologiche dei tumori”.
Franzen era molto influente al Karolinska ed ottenne che anche l’amico Josef Zajicek avesse una posizione permanente come Chief della Citologia Aspirativa ed Esfoliativa.
Per la Pathology (Anatomia Patologica) del Karolinska fu una Waterloo.
Nasce la “Scandinavian Curiosity”.
Josef Zajicek era un uomo geniale, con una grande capacità lavorativa e organizzativa, parlava, secondo la tradizione slava, molte lingue, compreso l’italiano (il che mi ha molto favorito).
Era mite e generoso ma facilmente irascibile (con me lo fu due volte, ma avendo io ragione, non dimentico che il giorno dopo mi chiese scusa con umiltà in entrambe le circostanze mettendomi in grave imbarazzo).
Josef Zajicek nella citologia moderna coagulò l’enorme lavoro del Karolinska presentandolo alla comunità scientifica mondiale attraverso molti lavori, locali e internazionali ma, soprattutto, mediante la sua Aspiration Biopsy Cytology, part I. Basel: Karger, 1974,1979 (IMMAGINE IN EVIDENZA).
Né va sottaciuto che Josef Zajicek è stato il grande mentore della Citologia aspirativa moderna, la fece uscire da una fase per così dire “sperimentale” trasformandola ed imponendola come branca diagnostica nella patologia. Egli, infatti, dettò, per primo i criteri morfologici e diagnostici della “fine needle cytology” e, da vero ricercatore qual’era, indicò che il “prelievo” effettuato con l’ago era costituito da “viable cells”, aprendo così strada anche per la ricerca di base applicata alla metodica e non ultima la citofluorimetria per la tipizzazione dei linfomi non Hodgkin e non solo..
Tutto ciò è nel primo volume che, pertanto, contiene, ancora oggi, punti di meditazione.
Leopold G. Koss fu molto colpito dalla potenzialità della tecnica della citologia aspirativa al punto di inserirla come Capitolo “a parte” nel suo Libro, Diagnostic Cytology and its Histologic Basis, sia nella seconda che nella terza edizione.
Josef Zajcek è poco ricordato.
Neppure Svezia, Stoccolma e Karolinska lo ricordano adeguatamente pur avendo indubbiamente beneficiato della sua figura e del suo lavoro, fosse solo in termini di “immagine”.
Forse per il suo carattere, o forse perché, di fatto, apolide. E quel non essere del tutto Svedese, lo rendeva “diverso” ed estraneo a quella comunità scandinava, che, proprio proponendosi di non ricordarlo, mostra quel lato “oscuro” del narcisismo razziale.
L’averlo avuto Maestro è stato un privilegio incommensurabile.