Ogni anno si tiene nella Villa d’Este di Cernobbio su temi principalmente economici un incontro internazionale di discussione. Agli incontri partecipano capi di stato, ministri, economisti, politici e mondo produttivo.
Per la prima volta, quest’ anno a Villa Pamphilj, a Roma, si svolgono gli Stati generali dell’economia voluti dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte.
Le opposizioni hanno deciso di disertare l’evento. Apriti cielo. Ma perché mai. Non essere d’accordo non significa necessariamente avere torto né tantomeno ragione. Significa semplicemente non condividere.
Politicamente per essere in disaccordo, e in modo non di principio, ci vogliono idee, coerenza e coraggio, l’essere d’accordo è, invece, un qualcosa di più semplice, meno impegnativo, è la soluzione premessa per ulteriori accordi, salvo ripensamenti successivi.
Senza conoscere le intime motivazioni della diserzione, dall’esterno i possibili motivi di obiezione sono diversi e non di scarso rilievo.
Innanzitutto il nome stati generali. Storicamente un’assemblea consultiva del Regno di Francia in assenza del Parlamento e convocati dal Re per poter imporre tasse e tributi al popolo.
Circa la sede. Rispetto a Villa Pamphilj la bellezza e l’austerità delle Camere non erano un luogo più o altrettanto opportuno oltre che istituzionale?
Circa i convenuti, con tutto il dovuto rispetto per gli invitati, diciamo pure il Gotha europeo, i convenuti non dovevano essere piuttosto i parlamentari? Insomma l’ “Atto Colao” non doveva essere un qualcosa da dibattere nelle Camere e dai Parlamentari della Repubblica?
Senza entrare nel merito di quella che potrebbe essere una “gaffe” storico/istituzionale non c’è stato, se c’è stato, sugli argomenti su esposti un dibattito soddisfacente nei media mentre molto si è detto sull’inopportunità della diserzione dell’ opposizione per la quale invece la decisione potrebbe essere stata addirittura una scelta obbligata.

Sempre in quel di Francia Louis Antoine de Saint-Just (1767–1794), negava al re Luigi XVI di Francia anche il solo processo poiché in questo modo, a suo vedere, si ammetteva anche l’ impossibile sbocco assolutorio del procedimento processuale.
Fuori di metafora chi dissente dal procedimento non dovrebbe in alcun modo partecipare, nei fatti deve negare la sua esistenza. Il votare e pure anche l’astenersi è, comunque, una forma di partecipazione allo stesso.
Solo non partecipando si consegue l’eticità del dissenso e si lascia la responsabilità politica delle decisioni a una parte e a chi, comunque, partecipa al procedimento.
Si vedrà dagli atti successivi se le opposizioni hanno trovato nella vicenda dei così detti stati generali di Villa Pamphilj un reale punto di convergenza e se questo comporterà anche una proposta politica unitaria su base nazionale, e pure anche locale.