E’ necessaria una certa ingenuità per immaginare che negli anni passati la Germania si mettesse a capo di una crociata chiamata Unione Europea solo in nome del bene comune del continente più vecchio del mondo.
Credere che la Germania e il suo marco, la moneta più forte d’Europa e rivale del dollaro per altruismo unisse condizioni dissimili per lingua, tradizioni, cultura e condizioni socio-economiche.
Per non dimenticare le ferite, ancora aperte, dei due conflitti mondiali del novecento.

Ed è altrettanto ingenuo ritenere che quello che fu l’impero della regina Vittoria, attualmente “cardine” del Commonwealth, che superò e vinse il secondo conflitto mondiale a prezzo di «sangue, fatica, lacrime e sudore» (Blood, toil, tears and sweat W. Churchill), avrebbe aderito alla crociata “tout court”.
la Gran Bretagna, consapevole della sua forza militare, si è ben guardata dall’aderire alla moneta unica e, unica nell’unione, ha continuato a battere moneta cosa che le ha facilitato, e non di poco, la Brexit, peraltro democraticamente avallata da referendum popolare.
La perfida Albione avrà ben considerato l’aforisma di John Adams (1735-1826), secondo presidente degli Stati Uniti e padre fondatore “Ci sono due modi per conquistare e sottomettere una nazione ed il suo popolo uno è con la spada, l’altro è controllando il suo debito”.
L’arroganza tutta “norrena” ha sottovalutato la Brexit e, soprattutto, la sua “congiunzione” con la pandemia.