Bisogna avere certi interessi, una certa età e buona memoria per ricordare oltre che il nome, l’opera dello scrittore sovietico Aleksandr Solzhenicyn (1918-2008).
Fustigatore di quello che fu il sistema dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche (URSS), al di la dell’attribuzione del premio Nobel del 1970 per la letteratura, ebbe in Patria vita tribolata, fatta di censure, arresti fino alla privazione della cittadinanza e relativa espulsione dal Paese, ancorché poi ritirata.
Solzhenicyn ha avuto successo in Italia per opere come “Una giornata di Ivan Denisovič” e “Divisione Cancro” ma, credo, pochi ricordino “La quercia e il vitello” del 1975.
Questo “titolo”, Ça va sans dire, ha radici in un modo di dire russo: “La renna che prende a cornate la quercia”.
L’adagio sta ad indicare imprese inutili, disperate e, in una certa qual misura, stupide. Solzhenicyn sostituisce nel titolo del suo libro la renna con il vitello a scopo narrativo. Resta la formidabile metafora dell’onnipotenza, dello strapotere dello Stato sovietico (la quercia) nei confronti dell’impotenza di chi gli si oppone la cui azione viene rappresentata, appunto, dallo “strofinio” delle corna dell’alce o, comunque, del muso del vitello, che dir si voglia.
Nell’attuale conflitto Russo-Ucraino oggi il proverbio russo, e il libro di Solzhenicyn ad esso connesso, come i “Personaggi” vivono “pirandellianamente” una nuova possibile interpretazione.
A crisi avvenuta ci si chiede poi chi sia l’interlocutore del Presidente della Russia. Pirandello risponderebbe “Uno, nessuno e centomila”.
In ordine sparso tra i leader europei c’è chi va, chi telefona, chi fa un comunicato stampa, chi, come il nostro ministri degli Esteri addirittura propone autonomamente una soluzione di pace con tanto di Road Map. Ciascuno per conto suo da la pessima immagine dell’inesistenza dell’Europa intesa come Unione ma anche solo di una mancanza di unità di intenti.
Certo ci sono state le sanzioni. Ma c’è qualcuno che creda che queste sanzioni, ampie quanto si voglia, non siano state messe in conto da chi preparava questo poco certo non da ieri?
Tutto ciò è metafora delle corna dell’alce e dello strofinio del vitello.
Manca una voce ferma come quella del segretario di Stato degli Stati Uniti Madeleine Albright che durante la crisi dei Balcani, circa una tregua, dichiarò testualmente “Non credo che ciò sia possibile prima che Belgrado abbia accettato tutte le condizioni poste dall’Alleanza atlantica”.
Ma Madeleine Jana Korbel Albright (1937–2022) di origini ebraiche era dell’Est Europeo (Cecoslovacchia) e gli interlocutori di quelle latitudini li conosceva bene e sapeva come porsi nei loro confronti.
Ma forse la Serbia era una quercia non troppo grossa o non era affatto una quercia.