Pubblicato da IL MATTINO di Napoli il 23.08.2020 nella rubrica Opinione
“Le cose visibili sono uno sguardo su quelle invisibili”. Questa frase di Anassagora (Ἀναξαγόρας, 496 a.C. – 428 a.C. circa, filosofo presocratico, dell’età di Pericle) campeggiava, e forse c’è tuttora, nel corridoio del terzo piano dell’Istituto di Anatomia Patologica, in via Luciano Armanni, all’epoca della unica Facoltà medica di Napoli, oggi dell’ Università Vanvitelli.
Ce la volle il Direttore del tempo, Mario Raso, come metafora del ruolo centrale che ricopriva, e ricopre, l’Anatomia Patologica anche sulle discipline emergenti submicroscopiche, oggi diremmo di biologia molecolare. L’idea non fu peregrina e l’originalità era nel congiungere il significato di una disciplina medica nata circa duemila anni dopo al concetto filosofico espresso circa cinquecento anni prima della nascita di Cristo.
“Le cose visibili sono uno sguardo su quelle invisibili può avere un senso anche in epoca COVID”?
In Italia nel periodo “duro” della pandemia da COVID le cosi visibili sono state sostanzialmente il collasso degli Ospedali, la saturazione delle terapie intensive, i decessi.
Fu allora che attraverso le cose visibili apparvero le invisibili. I tagli alla Sanità, l’inadeguatezza del sistema, le linee guida ministeriali non aggiornate e tutta una certa pochezza culturale politica e sanitaria.
Ne siamo usciti con la strategia dell’antico ed insuperato metodo basato sull’isolamento per impedire la diffusione del contagio oggi reclamizzato con l’evitare gli assembramenti, gli ambienti chiusi, portare la mascherina e fare ciò che si fa normalmente nei paesi ad elevato sistema igienico sanitario: lavarsi spesso le mani. Il prezzo è stato, ed è, elevato in termini socio-economici, si può discutere solo sulle tattiche adottate.
Tuttavia al momento le “cose visibili” come il collasso degli Ospedali, la saturazione delle terapie intensive e i decessi non ci sono più o sono ai minimi termini: il “visibile” è solo il collasso socio-economico.
In questa fase appaiono per così dire almeno incerte le strategie e le tattiche del contenimento dell’epidemia messe in atto da Governo Centrale e dalle Regioni in un continuo rimpallo di responsabilità.
Questa incertezza ha di fatto invertito l’assioma di Anassagora trasformandolo da “Le cose visibili sono uno sguardo su quelle invisibili” in “Le cose invisibili sono uno sguardo su quelle visibili”.
Sono così nella fase attuale post pandemica additati esclusivamente quelli che risultano postivi al test molecolare per il COVID; peraltro dalla incerta programmazione del campione da esaminare ed esaminato e quindi nell’individuazione dei positivi. Questi soggetti, inoltre, da soli postivi al test sono, per così dire nella vulgata, elevati, promossi al rango di malati o quantomeno di portatori sani della malattia e non del solo virus. Vengono, inoltre, additati in bollettini “giornalieri” di poco o nullo significato scientifico ma di grande impatto mediatico. Una sorta di “untori” del terzo millennio.
Allo stato sembra he pochi di questi evolvono in vera malattia “clinica” (con sintomi) e ancora meno in casi che necessitano di un ricovero ospedaliero, per non dire di una terapia intensiva o nel decesso.
L’attenzione dedicata al COVID certamente doverosa appare, forse, se non sproporzionata un poco sopra le righe. Infatti, restando in Sanità pubblica, e nelle malattie infettive, prendendo a paragone la meningite meningococcica, va ricordato che il batterio responsabile è normalmente presente nel naso e nella gola di portatori sani. Ogni anno questo batterio è responsabile di ben 1,2 milioni di casi conclamati di meningite o setticemia, dei quali 135.000 (1%) portano alla morte, nonostante vaccino e terapia specifica.
C’è bisogno che la “cosa” venga presa in mani sicure dal punto di vista politico e culturale sanitario ricordando i versi di Giovanni Berchet di liceale memoria “…chi nell’ora dei rischi è codardo, più da voi non isperi uno sguardo, senza nozze consumi i suoi dì…”.