L’uomo della pioggia (The Rainmaker) è un libro di John Grisham da cui una trasposizione cinematografica del 1997 di Francis Ford Coppola, con una bella interpretazione di Matt Damon nel ruolo di avvocato.
La vicenda si svolge a Memphis del Tennessee dove appunto l’avvocato Matt Damon difende un giovane che, pur in possesso di una polizza assicurativa, muore di leucemia senza ricevere le cure dovute.
A Genova, il 14 agosto 2018, il crollo di una parte del ponte Morandi ha provocato 43 morti, 11 feriti, 566 sfollati e danni incalcolabili alla città e al Paese, con gravi responsabilità della concessionaria Società Autostrade. Tali responsabilità da subito trovarono sintesi nella parole del Presidente Mattarella, peraltro sempre prudente, che ebbe così ad esprimersi “Dolore causato da incuria, omesso controllo, consapevole superficialità, brama di profitto”.
Fatte le debite proporzioni, appare suggestivo proporre il confronto fra le due vicende, l’una reale l’altra cinematografica.
In entrambi i casi soggetti privati come la Compagnia Assicuratrice e la Concessionaria Autostrade provocano dolore per “consapevole superficialità e brama di profitto”.
Ma Genova non è Memphis dove in giudizio la Giuria condanna la compagnia assicuratrice ben oltre la richiesta e la Compagnia fallisce.
E’ solo a ponte ricostruito, a cose fatte, che l’8 Luglio 2020 la Suprema Corte si esprime che “non è illegittimo estromettere autostrade dalla ricostruzione”; mentre addirittura il processo penale fra memorie, eccezioni, perizie, controperizie, incidenti probatori “stancamente” ancora lavora per individuare i responsabili della sciagura e che, quindi, in aula non è ancora arrivato.
Per dirla con Manzoni “A saper ben maneggiare le leggi, nessuno è reo, e nessuno è innocente”.
Ma ciò che risulta incomprensibile ai più è che chi per i più è stato l’artefice del “Dolore causato da incuria, omesso controllo, consapevole superficialità, brama di profitto” è sempre lì, al suo posto.
E questi addirittura riceve la gestione del nuovo ponte dalla cui costruzione era stato escluso “non illegittimamente” secondo la Suprema Corte. In altri termini viene affidato ad Autostrade qualcosa da cui di fatto era stato escluso dal ricostruire.
Il Ministro competente si serve, poi, del parere dell’Avvocatura di Stato per in invitare il Premier a non revocare la concessione ad autostrade per il pericolo di un possibile risarcimento. Il responsabile del dicastero cita anche la commissione di esperti giuristi insediata dallo stesso Ministero dei Trasporti che, con molti distinguo, ha invitato il Ministero solo a rinegoziare la concessione ad Autostrade.
Colpisce, tuttavia, che il tutto s’incentri sostanzialmente sul possibile risarcimento che spetterebbe ad Autostrade in caso di revoca della concessione e che, invece, i 43 morti, gli 11 feriti, i 566 sfollati e i danni alla città di Genova e al Paese intero comprensivi di quelli d’immagine vengano cinicamente posti solo in un secondo piano, se pure.
E’ un poco come se nella storia e il film l’uomo della pioggia tutto si incentrasse sui possibili danni collegabili al fallimento della società assicuratrice e non sulla morte del giovane assicurato.
Ecco perché Genova non è Memphis.
Ovviamente, con altri, tutto il problema andrebbe spostato nell’infausta stagione delle privatizzazioni e delle sue scelte.
Forse è qui la chiave di lettura: qualcosa, come altre, è stato messo li in modo non inspiegabile e tuttora gode di altrettanto non inspiegabili appoggi e coperture.