Nella finale di Coppa Italia di Calcio di quest’anno è stato invitato ad esibirsi per la sua esecuzione dell’inno nazionale nientemeno che Sergio Sylvestre, ignoto alla maggioranza.
Non più la coreografica e imponente banda musicale dell’Arma dei Carabinieri bella all’entrata, nello stare, nel suonare e nell’uscire ma un cantante di musica Pop, pressoché sconosciuto.
Una americanata, come nel Super Bowl che è la finale del campionato della National Football League. Ma in questa Kermesse negli Stati Uniti si esibiscono importanti e noti personaggi dello spettacolo che, tra l’altro, cantano anche l’inno nazionale.
Quindi non come il più o meno ignoto Sylvestre ingaggiato per motivi imperscrutabili e che oltre ad una modesta “performance” canora addirittura ha anche dimenticato il testo (le parole dell’inno). Una cosa del tutto imbarazzante.
La Coppa Italia è il secondo evento calcistico nazionale. Si gioca nella capitale e in passato ha avuto il patrocinio del Presidente.
Quest’anno la Finale di Coppa Italia sanciva la ripresa ufficiale del calcio professionistico dopo la pandemia COVID-19. Forse l’evento avrebbe meritato più attenzione dal mondo istituzionale, oddio non proprio il Presidente ma almeno il ministro dello Sport poteva partecipare, ministro che pure tanto si era speso sul “si gioca, non si gioca” e sulla visione in chiaro in TV degli eventi.
La cosa è andata così alla fine dell’ incontro, nello Stadio vuoto atleti perplessi hanno dato il via ad una sorta di premiazione “fai da te” interrotta, solo ad un certo punto, dai due Presidenti che hanno cominciato a premiare in proprio gli atleti ed hanno consegnato la Coppa, sostituendosi nei fatti al mondo istituzionale.
Ci vuole poco per “essere” ma per i più é tanto.
Così spesso va il mondo.