Questo “INTERVENTO” è stato pubblicato dal “IL MATTINO” di Napoli in data odierna 07 Maggio 2020.
E’ difficile ipotizzare che nel terzo millennio una seria ricerca scientifica possa poggiarsi esclusivamente sulla costruzione di una “curva”, sui tamponi, la numerazione dei sani, dei malati, dei guariti e, purtroppo, dei deceduti oltre, ovviamente al numero dei ricoveri in terapia intensiva o sub intensiva.
E’ uno schema che, fatti salvi i tamponi, la terapia intensiva e la “curva”, ha tanto di medioevale e antecedente alla fatidica data del 1761 in cui il medico forlivese Giovan Battista Morgagni diede alle stampe il suo “De Sedibus et causisi morborum per anatomen indagatis”, opera che viene indicata come il momento della nascita della medicina moderna.
Con Morgagni ed il suo De Sedibus, nello scenario illuministico, compare una scienza senza uguali che, con la dissezione – autopsia/riscontro diagnostico- (per anatomen indagatis) cerca negli organi le sedi e le cause delle malattie (De sedibus et causis morborum).
E non ci si illuda che tutto ciò sia il passato, e che l’Anatomia Patologica con l’autopsia sia scienza desueta, sostituibile, o, comunque, surrogabile da “analisi” “TAC”, “RMN” o quant’altro.
Si veda, a tale proposito, il recente film “Zona d’ombra” disponibile su una nota piattaforma televisiva con la regia di Peter Landesman in cui è proprio l’autopsia il momento rivelatore. (nella Foto in evidenza)
Fino ad oggi, fatto salvo uno studio cinese su pochi casi (due?) non c’era uno straccio di studio anatomo-patologico o anatomo-clinico, che suffragasse le terribili immagini radiologiche della polmonite da COVID-19.
Gli anatomopatologi di Bergamo con lo straordinario numero di circa cento autopsie (Per anatomen indagatis) hanno squarciato ancora una volta il “si dice” e spostato l’attenzione sui primitivi danni vascolari provocati dalla malattia (De sedibus morborum) e su quelli emocoagulativi ad essi conseguenti, relegando solo a secondari, per quanto gravi, i danni polmonari.
Quindi grazie al riscontro diagnostico, troppo spesso e colpevolmente negletto, si apre in questo modo una nuova visione degli eventi patologici del COVID-19, ma soprattutto un nuovo possibile scenario terapeutico.
A Napoli i teatri anatomici dell’Ospedale San Giacomo (oggi Comune di Napoli), dell’Ospedale Santa Maria di Loreto e dell’Ospedale Incurabili dove dettarono le loro epicrisi Domenico Cotugno, Pietro Ramaglia e Luciano Armanni desolatamente non ci sono più, né diversamente sostituiti.